Il gatto del Papa: Una piccola favola senza tempo
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«Alleluia, finalmente un po’ di pace» sussurrò il Papa. Si mise comodo e provò a leggere qualche pagina, perché quando poteva cercava sempre rifugio nella lettura, anche per pochi minuti. Solo che… si sentiva osservato.
Nessuno si sarebbe mai permesso di rimanere nelle sue stanze, però avvertiva lo stesso una presenza. Non era turbato da quella sensazione, era semplicemente incuriosito.
«Ciao».
Si girò di scatto verso la finestra.
Tra due enormi candelabri d’argento, fermo su un ripiano di marmo, c’era il gatto nero che lo fissava. Sembrava un soprammobile.
Il Papa era a dir poco perplesso. Abbassò di nuovo gli occhi sul libro che teneva in grembo, ma non riuscì a concentrarsi sulla lettura. Sollevò nuovamente lo sguardo.
Il gatto era sempre lì.
Immobile.
Flavio Insinna (Roma, 3 luglio 1965)