Continuando a salire, a un certo punto ebbi l’impressione che la rampa stesse divenendo più aperta e, per quanto possibile, più luminosa. Già mi domandavo la ragione di questa diversità allorché un altro fulmine subitaneamente squarciò la notte. Se non gettai un urlo, fu soltanto perché il terrore mi serrò la gola, e se non precipitai fu più per merito della misericordia celeste che della prontezza dei miei riflessi. Infatti, come il lampo rischiarò l’interno del torrione penetrando d’ogni lato dalle fessure delle pareti, ebbi la sensazione di trovarmi sospeso nel vuoto sopra una grande impalcatura, ma soprattutto vidi che gli scalini non erano affatto della stessa lunghezza e che proprio in quell’istante uno dei miei piedi poggiava a pochi centimetri dal vuoto.