Cinquecento cabine telefoniche da controllare, duecento uomini a disposizione, cinquanta pattuglie e trenta secondi per arrivare sul posto: mi sveglio di soprassalto con una girandola di numeri nella testa. Sono sudato e ho i battiti del cuore accelerati, come se fossi nel pieno di un’azione di Polizia. Invece, ho solo sognato: è proprio vero che il cervello degli investigatori è sempre a lavoro. Il sonno, infatti, mi ha suggerito l’intuizione che cerco da due settimane, una soluzione possibile al caso Lavezzari. Carlo Lavezzari, un ricco imprenditore lombardo, è stato rapito ormai da diciotto giorni e di ora in ora si riducono le possibilità di ritrovarlo vivo. Lavezzari, costretto da tre uomini armati e a volto coperto a scendere da un taxi nel centro di Milano in pieno giorno, è stato caricato su un’auto di cui nessuno ha visto la targa.