La scena dell'inferno e altri racconti (1915-1920)
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Il servo ascoltava impassibile, con la mano sinistra appoggiata
sull’elsa della spada, ormai riposta nel suo fodero. Con la destra,
naturalmente, seguitava a stuzzicarsi l’enorme foruncolo rosso e
purulento che aveva sulla guancia. Ma mentre prestava ascolto
a quelle parole, nel cuore sentiva nascere un nuovo coraggio,
quello che gli mancava quando era di sotto. Ma era un coraggio
del tutto diverso da quello che lo aveva spinto a salire in cima al
portale e ad afferrare la vecchia. In quel momento non era più
indeciso se diventare un ladro o lasciarsi morire di fame. Morire
di fame era fuori discussione, tanto che quasi non ci pensava
nemmeno più.
«Dunque è così che stanno le cose, eh?» assecondò la vecchia
con tono beffardo quando lei ebbe finito di parlare.
Tutto d’un tratto, l’uomo fece un passo avanti, staccò la mano
dal brufolo e afferrò la donna per i capelli della nuca: «Allora
non te la prenderai se ti rapino, vero? Sai, sennò morirò di fame
anch’io».
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