Le lame di Myra
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Si avvicina al corpo dell’uomo che ha ucciso, lo guarda. Non prova pietà; è solo una cosa, un fagotto di carne e stoffa, e meritava di morire. Senza timore, mette la mano sull’elsa del suo pugnale e glielo sfila dal ventre.
Poi, un passo dopo l’altro, ricomincia a correre, mentre il crepitio del fuoco nei campi si allontana. Corre, sempre più stremata e stravolta dalla sofferenza, ma va avanti. E a poco a poco la consapevolezza di tutto ciò che è successo si fa spazio dentro di lei: Tallia è morta per difenderla. Peggio, è morta per causa sua: nessuno le aveva viste prima che lei urlasse. E suo padre giace cadavere davanti a quel che resta della loro casa. Ha perso tutto, non c’è più niente per lei al mondo, eppure continua a correre.
Felicia Troisi, detta Licia (Roma, 25 novembre 1980)