Storia della bambina perduta
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Il racconto che poi intitolai "Un’amicizia" nacque in quello stato dolcemente sfinito, a Napoli, in una settimana di pioggia. Certo sapevo bene che stavo violando un patto non scritto tra me e Lila, sapevo anche che non l’avrebbe sopportato. Ma credevo che se il risultato fosse stato buono, alla fine mi avrebbe detto: ti sono grata, erano cose che non avevo il coraggio di dire nemmeno a me stessa e tu le hai dette a mio nome. C’è questa presunzione, in chi si sente destinato alle arti e soprattutto alla letteratura: si lavora come se si fosse ricevuta un’investitura, ma in effetti nessuno ci ha mai investiti di alcunché, abbiamo dato noi stessi a noi stessi l’autorizzazione a essere autori e tuttavia ci rammarichiamo se gli altri dicono: questa cosetta che hai fatto non m’interessa, anzi mi dà noia, chi ti ha dato il diritto.
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