Dopo qualche minuto di conversazione, Totò chiamava Mario Castellani, la sua inseparabile spalla e aiuto regista: «Castella’, che avimm’ a fa’? Dicite!». Castellani spiegava la scena e leggeva il copione che Totò aveva fatto finta di visionare prima di firmare il contratto. «Buona, bell’idea, proprio divertente. Però, sarebbe meglio fare così. Castella’, prendete il lapis», e giù a dettare una sceneggiatura completamente diversa. «Quando poi si andava a girare», racconta Nino Taranto, indimenticabile compagno di lavoro di Totò, «facevamo una terza cosa, completamente diversa dal copione e da quello che lui aveva dettato a Castellani».