In treno con l'assassino
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Si concedeva una cioccolata calda con una bella barba di panna montata. Non andava a letto finché non si vedeva in cielo una stella cadente. Tutte cose che si potevano fare anche per Santo Stefano, per Capodanno o per il Natale dell’anno dopo. Solo che la vigilia era il giorno più magico di tutti. In corridoio, le grida percorrevano tutti i vagoni. Sicuramente qualcuno stava informando la stampa che il treno della morte aveva colpito ancora. I necrologi di Beck l’avrebbero definita “brillante”, e “astro nascente”. Ma come capita a tutte le stelle, la sua luce ormai era passata. Qualcuno bussò forte alla porta. «Roz?». Era Ember. «Che fai, non esci?». Roz non rispose. Non sapeva se avesse ancora qualcosa da dare. Non aveva saputo aiutare nessuno. I passi leggeri di Ember frusciarono via.
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