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Didone, per esempio

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L’Antichità Classica. Solo a sentirla definire così, con quell’aggettivo che a tutti ricorda il liceo severo dove siamo andati – o peggio, dove non ci hanno fatto andare perché eravamo troppo ciucci – lo stomaco si chiude e un brivido passa lungo la schiena. L’Antichità Classica, ammettiamolo, specie in Italia ha una brutta fama. Quando qualcuno la nomina, la mente dei più subito si immagina antri di musei ingorgati di cocci, vasi scheggiati, teche piene di reperti incomprensibili, infilate di statue e di busti polverosi dai profili grifagni, che ti scrutano dalla penombra con l’espressione arcigna di chi domanda: «Brutto buzzurro, che vuoi?». L’Antichità Classica è quella roba antica, appunto, quindi un po’ fuori dal mondo, distante e sostanzialmente ormai inutile: un cumulo di discorsi retorici e brandelli di frasi solenni in lingue morte, citazioni incomprensibili, nomi di personaggi astrusi. Una roba vecchia, insomma, che non serve più a nessuno e che noi Italiani ci ritroviamo in casa, nostro malgrado, come ci si ritrova nella soffitta le carabattole della bisnonna, di cui nessuno sa mai che fare...leggi le prime 20 pagine del libro pdf

Primi capitoli del libro di: 

Mariangela Galatea Vaglio, Didone, per esempio, Edizioni Ultra, giugno 2014.