Nessuna croce manca
Taranto, 24 gennaio 1988
Un’alta colonna di fumo si ergeva sul pratone davanti allo stadio. La videro in lontananza, appena girato l’angolo tra via Dalmazia e il palazzo color mattone con i pilastri di cemento a vista pieno di murales. Un’Alfetta a sirene spiegate con due falchi a bordo tagliò loro la strada, sculettando in curva nello scivolo del controsterzo.
«Dai, cazzo, investici: faccia di merda.»
Mancavano due ore all’inizio della partita.
Lo chiamavano «Il pratone», quel largo spiazzo in leggero declivio di rocce ed erba spelacchiata dove la gente andava a scopare di notte, con i fogli di giornale sui vetri delle automobili che coprivano l’ultimo accenno di pudore. Funzionava anche da discarica: manopole, lavastoviglie rotte, maioliche, lavandini, tubi, e tutto ciò che la domenica gli ultras tiravano addosso ai celerini e ai tifosi delle squadre che venivano a giocare contro il Taranto.
Sulla curva Nord campeggiava la scritta: Noi odiamo tutti. Leggi le prime 21 pagine pdf del libro
Primi capitoli del libro di:
Angelo Mellone, Nessuna croce manca, Baldini & Castoldi, settembre 2015
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