Un airone volava sopra il boschetto di bambù e Siddharta assumeva quell'airone nella propria anima, volava sopra boschi e montagne, era airone, parlava la lingua gracchiante degli aironi, moriva la morte degli aironi. Uno sciacallo morto giaceva sulla rena del fiume, e l'anima di Siddharta entrava in quella carogna, era sciacallo morto, giaceva sulla spiaggia, si gonfiava, puzzava, marciva, era dilaniata dalle iene, scuoiata dagli avvoltoi, diventava polvere, scheletro, si librava sulla campagna. E poi l'anima di Siddharta faceva ritorno, era stata morta, putrefatta, polverizzata, aveva gustato la torbida ebbrezza del cerchio della vita e ora si tendeva ansiosamente per una nuova sete, come un cacciatore all'agguato, verso lo spiraglio per il quale si potesse sfuggire al circolo...