Dopo le giornate del maggio 1915, con gli scontri fra chi voleva la guerra e chi no, Roma era piombata nel silenzio. Giungevano notizie dal fronte, ma erano cose che accadevano lontano e impensierivano solo i giovani in età di leva. Di uniformi, nella capitale che aveva celebrato con sfarzo, solo pochi anni prima il cinquantenario dell’unità, se ne vedevano molte. […]
Carlo era uno dei tanti giovani impensieriti dalla chiamata alle armi. L’età era quella giusta e oramai era una questione di settimane. Intanto continuava il suo lavoro di elettricista, cosa che gli aveva permesso di entrare in contatto con “persone che contano” negli uffici dei ministeri. Sperava di poter evitare la chiamata grazie a qualche amicizia che si era fatto proprio svolgendo la sua attività, ma fino a quel momento non era riuscito a ottenere nulla.