S. La nave di Teseo
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Stenfalk ridacchia e batte le mani mentre gli altri inveiscono contro di lui. «Questo» dice «è proprio lo scopo dei falò da bivacco. La condivisione di storie. C’è un legame spirituale tra il fuoco e la narrazione.»
S. annuisce. Capisce intuitivamente l’affermazione di Stenfalk: creiamo storie che ci aiutino a dare forma a un mondo caotico, per farci largo tra le iniquità del potere, per accettare la nostra mancanza di controllo sulla natura, sugli altri, su noi stessi. Ma cosa si fa quando non si hanno storie proprie? Quella che S. vorrebbe raccontare - a queste persone, certo, ma ancor più a se stesso – è quella di Sola, ed è una storia di cui non sa quasi niente. Si compone solo di due scene: una nella taverna dell’Antico Quartiere, l’altra nella città di B-, ed è impossibile dire se si collochino all’inizio, a metà o alla fine della storia.
Grazie!
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